Reggia Contemporanea alla Villa Reale di Monza

Una rinascita a lungo attesa sembra essersi finalmente compiuta: la Villa Reale di Monza, capolavoro architettonico di Giuseppe Piermarini e a lungo oggetto di contese politiche e lavori di restauro, è finalmente al centro di un grande progetto di riallestimento permanente del primo e del secondo piano nobile. Reggia Contemporanea, che inaugura al pubblico il 7 dicembre 2023, porta nello spazio della Villa (da poco entrata nel novero delle Regge Napoleoniche europee) ben 100 opere dei maggiori artisti e designer italiani del periodo repubblicano, accanto ad arredi e dipinti d’epoca sabauda e asburgica, in un fertile connubio tra storia e contemporaneo.

Reggia Contemporanea alla Villa Reale di Monza

Fortemente voluto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il progetto di Reggia Contemporanea è stato ideato e realizzato dal segretario generale Ugo Zampetti e curato dall’architetta Renata Cristina Mazzantini, che ha portato nei palazzi presidenziali opere di arte contemporanea e di design. Con l’impulso del sindaco di Monza e Presidente del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Paolo Pilotto, e l’impegno del direttore generale del Consorzio stesso, Giuseppe Distefano, l’iniziativa vuole farsi sintesi di un percorso volto proprio a consolidare il prestigio della Villa, accrescendone l’attrattiva con un programma culturale di primo piano.

Elaborato insieme alla Soprintendenza monzese, e in particolare con il Soprintendente Giuseppe Stolfi, Benedetta Chiesi e il consulente del Consorzio Angelo Crespi, l’itinerario curato da Mazzantini è stato disegnato in accordo con artisti, fondazioni e archivi per proporre oltre 50 opere d’arte (astratta, figurativa, cinetica e concettuale di 27 diversi artisti) e oltre 40 pezzi di design in dialogo con il gusto neoclassico asburgico e quello floreale sabaudo. Parliamo di capolavori di grandissimi nomi dell’arte, della moda e del design italiani come Enrico Castellani, Giorgio Armani, Carol Rama, Maria Lai, Emilio Vedova, Mimmo Rotella, Gastone Novelli, Piero Dorazio, Grazia Varisco, Pietro Consagra, Emilio Isgrò, Davide Rivalta, Renzo Frau, Gio Ponti e Piero Fornasetti. E l’elenco va ancora avanti. Per l’occasione, poi, Giovanni Frangi, Chiara Dynys e Massimo Listri hanno realizzato tre grandiose opere site-specific, già donate al Consorzio.

Reggia Contemporanea Villa Reale di Monza 2023 copyright Massimo Listri 52 Reggia Contemporanea. Alla Villa Reale di Monza 100 opere d'arte contemporanea e design
Reggia Contemporanea, Villa Reale di Monza, 2023, copyright Massimo Listri

Il progetto Reggia Contemporanea nelle parole della curatrice Cristina Mazzantini

Siete riusciti a vincere una battaglia che sembrava persa. Come siete riusciti a far rinascere la Villa?
Non è stato facile: questa Villa ha avuto tante difficoltà, non ultima quella del concessionario privato, e sembrava destinata al vuoto. Quando il Consorzio mi ha chiesto di occuparmi del progetto, sapendo di non poter più fare mostre temporanee anche per i danni riportati da quest’ultima gestione, mi sono subito innamorata. Molte persone e artisti hanno avuto la stessa mia reazione, è un luogo talmente bello che non può che accogliere nuova bellezza. Paradossalmente, l’abbandono è stata la fortuna del progetto: si è creata l’occasione di un laboratorio aperto di arte contemporanea: abbiamo coinvolto gli artisti viventi, le fondazioni e gli archivi nel decidere quali e quante opere portare e dove porle, così da immergersi davvero nella storia della Villa. Gli abbinamenti sono molto calzanti, come nel caso del regicidio di Pietro Ruffo e dell’unificazione d’Italia di Emilio Isgrò. Per non parlare della Sala da Pranzo della Famiglia Reale al Primo Piano Nobile, che è rinata con le tappezzerie, i tessuti, gli arredi e gli oggetti di Giorgio Armani.

Un successo che sancisce il nuovo volto della Villa, quindi?
L’operazione è importante, ma non è conclusa: come con il Quirinale, è frutto di una visione dinamica del progetto artistico, che fa sì che la struttura continui a vivere tramite comodati d’uso pluriennali e una rotazione lunga, con l’afflusso di nuove opere che si sommano ai site specific acquisiti. Abbiamo scelto pezzi che potessero avere permanenze lunghe, e che non fossero già richiesti per esposizioni tra pochi mesi; poi molte di queste opere sono inedite o non esposte da tempo, come quelle di Gastone Novelli e Piero Dorazio presentate alle Biennale Arte di Venezia del 1968 e del 1988. La scelta è ricaduta anche su fondazioni, come quella di Dorazio, con cui mantenere un rapporto duraturo, e su lavori rimasti a lungo nei depositi. Tra questi, c’è il gruppo scultoreo monumentale del Ratto di Proserpina, capolavoro Francesco Messina, originariamente posto nel Teatro Manzoni di Milano e poi finito a Roma.

Come si è stabilito l’allestimento?
Abbiamo scelto di non inserire pareti posticce ma di usare pezzi di collezioni contingenti e coeve, tirando fuori dai magazzini della Soprintendenza ciò che si poteva usare: è il caso dei tavoli della Bottega Maggiolini, della collezione della Reggia, ma anche dei ritratti della Famiglia Savoia (oggi al secondo piano) e i paesaggi di Knoller, che qui permettono di ricucire un dialogo con la storia della Villa. Da lì si è poi dilatato l’orizzonte temporale portando dentro il Novecento, che in molti casi (come il divano umbertino con la stoffa di Gio Ponti) è comunque connesso al luogo, arrivando fino al 2023. Si è cercato di colmare il vuoto ridando un certo splendore attraverso un lavoro proprio creativo, e facendo quindi un punto di questa lunga storia con un fotoreportage di Massimo Listri, che costituisce il catalogo. Un passo chiave, visto anche che la Villa non aprirà più al pubblico in maniera sporadica ma costante.

Che sia la rinascita della Villa e un ulteriore rilancio per Monza?
Sì, speriamo questo porti un po’ di vitalità. L’arte chiama l’arte, e mettere in moto la creatività non può che portare un circolo virtuoso. C’è un crescente interesse per Monza, che è proprio a un passo da Milano, e dall’altra parte una volontà di farsi conoscere. Sono molto positiva sulle possibilità di attrattiva del progetto verso un pubblico turistico differenziato, più ampio e perché no anche internazionale. Questo lavoro è stato fatto anche con questo intendimento: la Villa aveva un’identità troppo frammentata, non percepita adeguatamente per la sua importanza e bellezza. Anche per questo abbiamo lavorato molto sul far rivivere l’atmosfera là dove possibile: questi saloni sono tornati ricchi, curati e pieni di opere d’arte. Come ci si aspetta da una dimora reale.

Giulia Giaume

www.reggiadimonza.it/

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